Luigi Ceci
Sintassi latina
Genitivo di qualità
Il genitivo di qualità, o qualitativo, è quello che indica la qualità, la dote, la proprietà, la condizione, l’età, la misura, il peso ecc. ecc. di una persona, di un animale, di una cosa. Gens magnae virtutis, turris ingentis altitudinis, vir magni ingenii, puer decem annorum, corona trium librarum.
Dagli esempi sopra riportati si deduce che il complemento di qualità va sempre accompagnato da un attributo aggettivale. “Un giovane di ingegno” si dice iuvenis magni ingenii o iuvenis ingeniosus.
Al genitivo di qualità, purché non si tratti di determinazioni di tempo, misura, numero, grado sociale, si può sostituire l’ablativo di qualità, anch’esso sempre accompagnato da un attributo aggettivale. Sicché invece di gens magnae virtutis possiamo dire gens magna virtute, invece di turris ingentis altitudinis, turris ingenti altitudine. Ma non diciamo puer decem annis, fossa tribus pedibus, res eo genere, vir ordine senatorio.
N.B. I grammatici in genere ritengono che il genitivo di qualità indichi una qualità immanente, l’ablativo di qualità una qualità transitoria. Ma l’uso è ben diverso.
Nel latino arcaico e classico c’è prevalenza assoluta dell’ablativo; nell’età argentea c’è un grande incremento dell’uso del genitivo. Nell’uso poi è innegabile che abbia notevole influenza la forma. Si adopera, per esempio, sempre vi, perché manca il genitivo vis (Sall., Cat. 5, 1: Catilina fuit magna vi et animi et corporis), quasi sempre facie, perché faciei è genitivo e dativo (Cic., Tusc. 1, 27, 67: Qua facie quidem sit aut ubi habitet, ne quaerendum quidem est; Nep., Datam. 3, 1: Hominem maximi corporis terribilique facie), quasi sempre specie, per la medesima ragione della identità del genitivo e del dativo (Liv. 1, 11, 8: Aureas armillas magni ponderis brachio laevo gemmatosque magna specie anulos habuerint), sempre pari, perché paris è inusitato (Ces., Bell. Gall. 7, 39, 1: Pari aetate et gratia).
Con gli aggettivi della terza declinazione, del resto, si usa quasi sempre l’ablativo. Singulari, per esempio, in Cicerone ricorre 30 volte; una sola volta, per concinnitas, singularis (pro Sull. 34: Maximi animi, summi consilii, singularis constantiae). Nel latino classico abbiamo sempre insigni, incredibili, che in Cicerone ricorre una dozzina di volte, e quasi sempre mediocri, immani, liberali, forti, humili.
Cicerone, Cesare e Nepote evitano in genere il genitivo di qualità con un aggettivo della terza, tranne quando, per una specie di attrazione, si trovi accanto ad un aggettivo della seconda o della prima declinazione: Ces., bell. civ. 3, 35, 2: Hegesaretos, veteris homo potentiae, Pompeianis rebus studebat; Petraeus, summae nobilitatis adulescens, suis ac suorum opibus Caesarem enixe iuvabat. Cic., pro Sext. 20, 45: Quod forsitan non nemo vir fortis et acris animi magnique dixerit. Cic., pro Sull. 12, 34: Maximi animi, summi consilii, singularis constantiae. Di eccezioni però non ne mancano. Così in Cesare troviamo laevis armaturae, gravioris aetatis; in Cicerone mediocris contentionis, acrioris ingenii, maioris artis, aquae dulcis ecc. ecc.
Cicerone ha 463 ablativi di qualità e solo 30 genitivi (all’infuori delle lettere e di 9 orazioni); Cesare, nel de bello Gallico, 39 ablativi e 28 genitivi. Anche Nepote, Sallustio e Livio preferiscono al genitivo l’ablativo.
Cesare è lo scrittore classico che usa più di frequente il genitivo, ma quasi sempre attributivamente. Sui 28 genitivi di qualità del de bello Gallico solo 4 sono predicativi: 4, 2, 2: Summi ut sint laboris; 5, 11, 5: Etsi res erat multae operae ac laboris; 7, 77, 3: Hic summo in Arvernis ortus loco et magnae habitus auctoritatis; 5, 6, 1: Eum cupidum rerum novarum, cupidum imperii, magni animi, magnae inter Gallos auctoritatis cognoverat.
Si usa l’ablativo e non il genitivo, quando si voglia esprimere una qualità fisica ed esteriore del corpo d’una cosa o di una persona: flumen leni cursu, vir decora facie, macilento ore, naso acuto, nigris oculis ecc. ecc. Svet., div. Iul. 45, 1: Fuisse traditur excelsa statura, colore candido, teretibus membris, ore paulo pleniore, nigris vegetisque oculis, valetudine prospera; Ces., bell. Gall. 5, 14, 3: Capilloque sunt promisso. Ma le qualità esteriori del corpo si trovano anche, sebbene di rado, in genitivo, con corpus, statura, forma, figura ecc.: Ces., bell. Gall. 2, 30, 4: Praesertim homines tantulae staturae; Nep., Datam. 3, 1: Hominem maximi corporis terribilique facie.
Quando si voglia indicare una qualità dell’animo che non dura, una disposizione occasionale, si una sempre il verbo esse con l’ablativo: Bono animo estote, incredibili sollecitudine in eo negotio fuerunt. Il complemento di qualità che indichi, non in modo determinato, il tempo o la misura può andare anche in caso ablativo. Cicerone, per esempio, dice sempre aetate adulta, spectata ecc. Solo una volta usa il genitivo: Eiusdem aetatis nemo aut pauci (in Q. Caecilium 13, 41).
Talvolta anche la qualità indicante il grado sociale si trova in ablativo: vir ordine senatorio, equestri ecc. ecc. Non è rara la mescolanza di genitivi e di ablativi di qualità in uno stesso periodo: Cic., de leg. 3, 45: Vir magni ingenii summaeque prudentiae; Cic., Brut. 67, 237: P. Murena mediocri ingenio, sed magno studio rerum veterum, litterarum et studiosus et non imperitus, multae industriae et magni laboris fuit.
Spesso, specie in Tacito, la mescolanza di genitivi ed ablativi si ha per amore della variatio, come nei seguenti esempi degli Annali dello stesso Tacito: 4, 41: Heterius, familia senatoria, eloquentiae, quoad vixit, celebratae; 12, 2: Ne femina expertae fecunditatis, integra iuventa, claritudinem Caesarum aliam in domum ferret; 15, 38: Ad hoc lamenta paventium feminarum, fessa aetate aut rudis pueritiae.
Il genitivo di qualità si trova quasi sempre al singolare, solo di rado al plurale. Cic., pro Rosc. Am. 6, 17: Alter plurimarum palmarum vetus ac nobilis gladiator habetur; Cic., Brut. 69, 246: Prudens acutus, minime incautus patronus, in causis cognoscendis componendisque diligens, magni laboris, multae operae, multarumque causarum.
Sia il genitivo sia l’ablativo di qualità generalmente si uniscono ad un nome proprio con un nome appellativo: Athenae nobilissimae vetustatis urbs; Antonius, vir magnae constantiae.
Degni di nota sono alcuni genitivi di qualità espressi col gerundivo: Tac., Ann. 2, 59: M. Silano L. Norbano consulibus, Germanicus proficiscitur (= fecit iter) cognoscendae antiquitatis; Tac., Ann. 3, 27: Pulso Tarquinio adversum patrum factiones multa populus paravit tuendae libertatis et firmandae concordiae.
Rarissimo il complemento di qualità in ablativo con in, con ex e con cum: Cic., Att. 6, 2, 6: Magna in spe sum; Cic., Pro Font. 19, 42: Ex eo genere homines; Liv. 32, 9, 3: Suessae Auruncae nuntiabant agnum cum duobus capitibus natum et Sinuessae porcum (cum) humano capite.