Luigi Ceci
Sintassi latina
Genitivo di quantità
Il genitivo di quantità esprime di che cosa si prende una quantità, e si trova in dipendenza di nomi indicanti peso o misura (libra argenti, modius tritici), di avverbi usati sostantivamente in funzione di nominativo o di accusativo (satis virium, parum sapientiae, offatim pecuniae, nimis o nimium lucis, partim illorum militum) e di pronomi neutri o di aggettivi neutri di quantità usati sostantivamente, ma solo nel nominativo o nell’accusativo, e spesso seguiti dal neutro di un aggettivo in caso genitivo con valore di sostantivo (nihil causae, aliquid novi, quid novi, quid militum, quantum ingenii, plus virium, quod ornamentorum, plurimum gravitatis ecc. ecc.).
N.B. Si noti la differenza tra quantum ingenii e quantum ingenium, tra plus virium e plures vires. Le due prime forme mettono in maggiore rilievo l’idea di quantità.
Parum ha il significato di “troppo poco”, paulum quello di “poco”. Il primo si oppone a satis e a nimium, il secondo a multum. Sall., Cat. 5, 3: Satis eloquentiae, sapientiae parum. Horat., Sat. 2, 6, 3: Et paulum silvae super his foret.
Satis, in unione con nomi concreti, si usa più come avverbio che come sostantivo: satis multi pueri.
Partim, più spesso che come sostantivo seguito dal genitivo o dall’ablativo con ex o de, si trova in costruzione attributiva. Sall., Iug. 21, 3: Milites Iugurthini signo dato castra hostium invadunt, semisomnos partim, alios arma sumentis fugant funduntque.
Quando gli aggettivi o pronomi neutri sostantivati hanno dopo di sé un aggettivo della seconda declinazione, questo o li segue in caso genitivo o come apposizione: nihil novi o nihil novum; aliquid novi o aliquid novum. Se sono invece seguiti da un aggettivo della terza declinazione, questo li segue come apposizione: nihil triste, aliquid triste. Se infine sono seguiti da aggettivi della seconda e della terza declinazione, questi vanno tutti in genitivo se precede un aggettivo della seconda declinazione, seguono tutti come apposizione se precede un aggettivo della terza declinazione: nihil boni et dulcis o nihil dulce et bonum.
Gli avverbi eo, quo, huc si trovano seguiti dal genitivo di un nome astratto. Quo amentiae per ad quam amentiam; eo amentiae per ad eam amentiam. Questo costrutto manca nell’antico latino, in Cicerone, in Cesare e in Nepote; appare alcune volte prima in Sallustio (Iug. 5, 2: Eo vecordiae processit), poi in Livio, in Curzio e più spesso in Tacito.
L’uso di milia indeterminato seguito da genitivo è proprio della poesia della tarda latinità, ma non è ignoto alla poesia anteriore e se ne hanno esempi nella prosa argentea. Virg., Aen. 11, 16: Caesis Volscorum milibus ante.
Ov., Met. 12, 5: Milia rumorum. Suet., Caes. 28, 1: Aliis captivorum milia dono offerens. Plin., Nat. hist. 14, 3: Milia remediorum.
Arditissimo è poi l’uso di milia indeterminato senza il genitivo. Virg., Aen. 1, 491: Penthesilea furens mediisque in milibus ardet; Hor., Sat. 1, 6, 111: Milibus atque aliis vivo.
L’espressione italiana “in un momento”, “per un momento” si esprime in latino in tre modi: punctum o puncto temporis; momentum o momento con o senza temporis; momentum o momento horae. Il primo modo è il più usato, specie da Cicerone; il secondo è assai frequente in Livio e in Curzio. Cic., de nat. deor. 1, 20, 52: Nullo puncto temporis intermisso. Liv., 3, 63, 1: Momentoque non restituta modo pugna, sed inclinatur etiam Sabinis cornu. Curzio, 9, 6, 21: Ex Asia in Europae terminos momento unius horae transivi.